Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità l'infelicità sarebbe destinata a dilagare tra le popolazioni dei paesi occidentali. I più felici del mondo sarebbero i nigeriani e noi italiani ci dichiariamo infelici in ben 26 casi su 100. Altro che spaghetti e mandolino! Sembra confermato quindi, da altra angolazione, il dato citato nel numero 47 secondo cui il 28% della forza lavoro della Comunità Europea risulta affetto da stress.
In pole position tra i luoghi che trasmettono maggior senso di infelicità c'è l'ufficio e il soggetto più infelice risulta essere una donna di 36-45 anni, single, impiegata, diplomata o laureata, che risiede nell'hinterland di una grande città.
Una volta realizzato un ambiente di lavoro emotivamente adatto, tutti noi dobbiamo comunque sempre ricordare che la felicità vive solo qui e ora e non può essere vincolata a condizioni esterne come il raggiungimento di un budget, un avanzamento di carriera o un aumento di stipendio.
Le aspettative eccessive, così come i continui rimpianti e gli attaccamenti ossessivi non servono che a far avverare le cupe previsioni dell'OMS.
Per chi si riconosce in una nuova visione del mondo: guardandolo da se stessi. Per chi vuole abitare e non distruggere la propria casa... "Ricordatevi della vostra umanità, e dimenticate il resto". If you recognize yourself in a new vision of the world, looking at it from themselves. For those who want to live and not destroy your home ... "Remember your humanity and forget the rest."
venerdì 26 gennaio 2007
venerdì 19 gennaio 2007
L'importanza della bellezza
Cito testualmente da “Politica della bellezza” di James Hillman:(...) generalmente la bellezza è considerata qualcosa di accessorio, un lusso, estranea allo scopo dell'economia. Se per esempio c'è da costruire una piazza i progettisti definiscono prima di tutto la questione del traffico, poi l'accessibilità per le compere e per gli altri usi commerciali; come ultima cosa viene l'immagine della piazza: una scultura commissionata, una fontana, un piccolo gruppo di alberi e alcune aiuole, alcune luci speciali. L'artista è l'ultimo a essere convocato ed il primo ad essere eliminato quando il progetto comincia a superare lo stanziamento. L'abbellimento costa troppo. E' antieconomico. Invece, contrariamente a questo consueto modo di vedere, la bruttezza costa di più ! Qual'è l'economia della bruttezza ? Quanto costano in termini di benessere fisico e di equilibrio psicologico un design trascurato, coloranti da quattro soldi, suoni, strutture e spazi privi di senso? Passare una giornata in un ufficio sotto un'accecante luce diretta, su cattive sedie, vittime del costante monotono ronzio del computer, posando gli occhi su una moquette logora e macchiata, tra piante artificiali, compiendo movimenti unidirezionali, premendo un pulsante, reprimendo i gesti del corpo, per poi, alla fine della giornata, tuffarsi nel sistema del traffico o dei mezzi pubblici, in un fast food e in un'abitazione di serie.. Che costo ha tutto questo? Quanto costa in termini di assenteismo? .....Qual'è il costo di quella gigantesca industria dell'evasione che è il turismo, dello spreco consumistico, della dipendenza dalla chimica, della violenza nello sport? Le cause dei maggiori problemi sociali, politici ed economici del nostro tempo non potrebbero essere ricercate anche nella repressione della bellezza?
NOTA DI ALEX: Se applichiamo questo semplice principio ad ogni ambito possiamo arrivare a dire che la bellezza è una delle espressioni della qualità di quanto produciamo sia in termini fisici che mentali e di conseguenza influenza in modo sostanziale la nostra vita !
NOTA DI ALEX: Se applichiamo questo semplice principio ad ogni ambito possiamo arrivare a dire che la bellezza è una delle espressioni della qualità di quanto produciamo sia in termini fisici che mentali e di conseguenza influenza in modo sostanziale la nostra vita !
Felicità : da cosa scaturisce ?
Felicità. La nuova scienza del benessere comune.
di Richard Layard
C'è un paradosso al centro della nostra vita. Desideriamo tutti più soldi, ma le società più ricche non diventano per questo più felici. Non è un luogo comune: tutte le ricerche dimostrano che nel mondo industrializzato il reddito medio è più che raddoppiato negli ultimi cinquant'anni, mentre il "tasso di felicità" non è cresciuto, anzi si sono diffuse vere malattie sociali come l'ansia e la depressione. Nella tradizione degli economisti "umanisti" come Keynes e Amartya Sen, Richard Layard pone le basi di una vera "scienza della felicità", fondata sui saperi combinati della psicologia, della sociologia, dell'economia applicata e della politica.
NOTA di Alex: Non è un paradosso poichè come ho già stradetto la felicità non può derivare da un accumulo di denaro. ( vedi parte I).
di Richard Layard
C'è un paradosso al centro della nostra vita. Desideriamo tutti più soldi, ma le società più ricche non diventano per questo più felici. Non è un luogo comune: tutte le ricerche dimostrano che nel mondo industrializzato il reddito medio è più che raddoppiato negli ultimi cinquant'anni, mentre il "tasso di felicità" non è cresciuto, anzi si sono diffuse vere malattie sociali come l'ansia e la depressione. Nella tradizione degli economisti "umanisti" come Keynes e Amartya Sen, Richard Layard pone le basi di una vera "scienza della felicità", fondata sui saperi combinati della psicologia, della sociologia, dell'economia applicata e della politica.
NOTA di Alex: Non è un paradosso poichè come ho già stradetto la felicità non può derivare da un accumulo di denaro. ( vedi parte I).
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