Per chi si riconosce in una nuova visione del mondo: guardandolo da se stessi. Per chi vuole abitare e non distruggere la propria casa... "Ricordatevi della vostra umanità, e dimenticate il resto". If you recognize yourself in a new vision of the world, looking at it from themselves. For those who want to live and not destroy your home ... "Remember your humanity and forget the rest."
domenica 4 ottobre 2009
fusione fra occidente e oriente
Un particolare che non ho mai capito è quando nella conversazione su temi spirituali l'interlocutore di tipo laico-meccanicistico ( colui che non solo non si pone il problema dell'esistenza del divino ma neppure spreca il suo tempo per sapere il perchè di questa sua "scelta") sorride, ti guarda e dice frasi del tipo.." ma allora sei un mistico?" ridendo come se stesse parlando della spazzatura del mondo...
Non è certo la prima volta nella storia dell'uomo che uno scienziato esplora le vie della meditazione, ma credo sia doveroso verso un certo tipo di scettici di sottolineare questo tipo di interventi , solo per generare una riflessione.
Per dirlo con un proverbio: "curare la persona e non la malattia!"
Prendo spunto e pubblico un bellissimo post di Stefano Fusi sul sito:
http://www.innernet.it/la-psicologia-del-futuro-e-la-scienza-dello-spirito/#more-1248
Una conferenza internazionale della psicologia transpersonale a Milano, 15-18 ottobre
Un po’ di respiro culturale in questa piccola Italia alle prese con storie personali e collettive alquanto meste. Una conferenza internazionale di psicologia traspersonale cui partecipano ricercatori da tutto il mondo, fra cui spicca Stanislav Grof, figura storica della psicologia umanistica, co-fondatore e ispiratore di questo filone di studi e pratiche esperienziali.
La presenza stessa di Grof in Italia ormai è un evento, ma l’intera conferenza è un’occasione particolare e unica per incontrare 130 ricercatori, alcuni dall’Italia ma la gran parte dai quattro angoli della Terra. Persone che raccontano e fanno toccare con mano come stanno operando e i risultati che stanno ottenendo, per farci vedere come il loro lavoro stia “rischiando” nientemeno che di cambiare il modo in cui vediamo la mente, la medicina e la terapia, ma anche il mondo stesso.
Molto ambizioso? Certo, ma viene ovvio e naturale condividere le scoperte, se si sono sperimentati quegli stati di coscienza che la psicologia classica considera quantomeno con sospetto – la trance, l’estasi, le “esperienze di vetta”, la beatitudine della meditazione, il piacere di sentirsi parte di un mondo vitale e vivente… insomma, tutte quelle esperienze che, non essendo patologiche, ma al contrario segni di evoluzione positiva della coscienza e di benessere vero, in genere non vengono neppure prese in considerazione dalla Scienza accademica. Né dalla maggior parte degli specialisti, i quali per deformazione professionale tendono a vedere più i disturbi, che sono il loro pane quotidiano in tutti i sensi.
Invece, è proprio da questi stati di benessere e dai sentimenti “oceanici” che bisogna partire per evolvere. Imparare da essi, non considerarli accidenti di percorso ma via maestra. Per dirlo con le parole di Jung, “La vera terapia consiste nell’approccio al divino; più si raggiunge l’esperienza del divino, più si è liberati dalla maledizione della patologia”.
Insomma, è bene studiare come si può stare meglio accogliendo e condividendo le proprie profonde esperienze interiori, piuttosto che continuare a guardare il sacco nero dei disturbi: accendere la luce piuttosto che continuare a maledire il buio, uscire dalla cupa profezia che si autoavvera “siamo in crisi”. Sì, siamo in crisi, ma nel senso del cambiamento, sta succedendo qualcosa di inaudito: stiamo diventando esseri umani completi, davvero, solo ora.
Ma “come raggiungere l’esperienza del divino?” è appunto la domanda da 100.000 dollari. In un mondo come il nostro attuale, secolarizzato, desacralizzato, parcellizzato, in cui abbiamo una pillola e una tecnica per ogni malessere, che è da bandire immediatamente per non disturbare il manovratore (il nostro interno e quello che materializziamo fuori di noi dandogli credito)?
La proposta della psicologia transpersonale (il termine significa “che va oltre l’individuale”, “che si occupa dei rapporti con il mondo”) è quella di andare oltre. Oltre la mente che discrimina, oltre le divisioni classiche fra mente, corpo e spirito; fra materia ed energia; fra individuo e comunità; fra tradizione e modernità. Perfino oltre le tecniche di crescita personale stesse, quando occorre: le stesse “tecnologie del sacro”, così sono definite, che attingono alle antiche vie sciamaniche e mistiche, possono diventare ostacoli se ci si ferma sopra e ci si affeziona troppo, giocando a fare gli indiani. In realtà, queste tecniche servono a ripulire, sgombrare il campo da sovrastrutture, aprire le finestre per poter avere una visione più chiara e limpida di ciò che è lì davanti a noi, che la nostra anima sa già bene perché le sue radici sono nell’intera storia vivente, ma di cui ci scordiamo ogni istante: siamo tutti Uno, tutti in relazione.
La psicologia transpersonale è dunque un ponte fra le culture: integra scienza e spiritualità in una nuova sintesi che tiene conto tanto degli stati di coscienza considerati comuni (veglia, sonno, riflessione razionale) quanto di quelli meno comuni (intuitivi, creativi, spirituali e religiosi, di meditazione e mistici quali estasi e trance). Integra l’esperienza della psicologia occidentale con le tradizioni orientali basate sulla meditazione e l’esperienza diretta della natura interiore (Yoga, Zen, taoismo e sufismo, la “corrente” mistica dell’Islam) e con quelle sciamaniche.
Dal suo impulso, negli ultimi decenni sono sorte diverse metodologie “esperienziali”, che mirano a portare non ad una “guarigione individuale”, come nella psicoterapia classica, ma alla realizzazione del Sé, al pieno compimento della natura spirituale dell’essere umano. Considera i miti e le visioni ancestrali dei popoli antichi e di natura non come un prodotto fallace della fantasia, superato dalla razionalità, bensì come riflessi di princìpi cosmici primordiali organizzatori, che modellano e pervadono le dinamiche della psiche, gli eventi e movimenti nella storia umana e i processi evolutivi nella natura. Da conoscere, coltivare, valorizzare, utilizzare nella cura delle persone e delle comunità.
Considera gli stati di coscienza “altri” e le esperienze spirituali come elementi fondamentali sia per il benessere personale, sia per trovare una nuova armonia con la natura e nelle relazioni. Esigenze tanto più pressanti in questi tempi, in cui abbiamo da affrontare sfide globali: squilibri ecologici e sociali, senso di isolamento e di separazione dalla natura e dal cosmo, nuove forme di disagio esistenziale e di dipendenza. Con la psicologia transpersonale si portano in luce e valorizzano le nostre potenzialità evolutive: non si può star bene e guarire individualmente ma solo sentendosi connessi con l’intera sfera del vivente, come insegnano le antiche filosofie orientali, le visioni dei popoli nativi e la moderna medicina olistica.
Il termine “psicologia transpersonale” forse fu utilizzato per la prima volta da Roberto Assagioli, creatore della Psicosintesi, e in seguito da Carl Gustav Jung. Ma la prima associazione di Psicologia Transpersonale fu fondata negli Stati Uniti nel 1969, su impulso fra gli altri di Stanislav Grof, Abraham Maslow e Tony Sutich (questi ultimi avevano prima individuato il termine “psicologia umanistica”).
Oggi si presenta con una vastità di esperienze e di proposte che possono dare un contributo decisivo a quella “svolta” di ecologia profonda di cui parla Fritjof Capra, verso una nuova comprensione del nostro posto nella rete della vita, dei nostri legami indissolubili con l’intero universo e quindi verso una salute planetaria.
Avevo cominciato la ricerca come ateo e materialista convinto: sono stato costretto invece a riconoscere che la dimensione spirituale è l’elemento chiave della psiche umana e dello schema universale delle cose. Ora sono assolutamente certo che divenire consci di tale dimensione della vita e coltivarla, sia parte essenziale e desiderabile dell’esistenza: l’assenza di questo parametro potrebbe persino diventare un fattore critico per la nostra sopravvivenza sulla Terra. Dallo studio degli stati non ordinari di coscienza ho imparato una lezione importante: riconoscere che molte situazioni, considerate illogiche o patologiche dal filone principale della psichiatria, sono invece manifestazioni naturali del profondo dinamismo della psiche. In molti casi, l’affiorare alla coscienza di simili elementi può essere considerato la ricerca da parte dell’organismo di liberarsi dai legami di diverse impressioni traumatiche e dalle limitazioni conseguenti: in altre parole, un tentativo di autoguarigione e anelito verso un funzionamento più armonioso. Stanislav Grof
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