Per chi si riconosce in una nuova visione del mondo: guardandolo da se stessi. Per chi vuole abitare e non distruggere la propria casa... "Ricordatevi della vostra umanità, e dimenticate il resto". If you recognize yourself in a new vision of the world, looking at it from themselves. For those who want to live and not destroy your home ... "Remember your humanity and forget the rest."
venerdì 5 giugno 2009
Il mondo dei bruchi e delle farfalle
Dal blog di Roberta copio questo bellissimo intervento ed in fondo potete trovare il mio commento:
link: http://sognobiondo69.blog.tiscali.it//IL_BRUCO_E_LA_FARFALLA_1979375.shtml
Quando ti senti un bruco ti sembra che tutti ti guardino perché sei brutta, cammini per strada facendoti piccola piccola, cercando di sparire in mezzo alla gente, ti guardi il meno possibile e quando per caso incroci il tuo riflesso in una vetrina, acceleri il passo e scappi lontano....lontano da specchi, riflessi, vetrine e sguardi .... Ricordo le mie amiche che mi ripetevano: quando entri in una stanza cammina lentamente, lasciati guardare. Ma io odiavo essere guardata, sentirmi gli occhi addosso: entravo furtiva e veloce, cercavo un angolo per mimetizzarmi con le pareti, sperando che nessuno mi notasse. Non è una sensazione che si possa spiegare, convivevo con un costante senso di disagio e inadeguatezza in ogni circostanza. Goffa e fuori posto, mi sentivo così tutto il tempo. Eppure tutti mi dicevano che ero carina, che non c'era niente di sbagliato in me, ma ero io a sentirmi sbagliata. Credo di essermi sentita fuori posto per quasi tutta la vita, tanto che alla fine mi sembrava normale sentirmi così. Se riguardo le mie foto di adolescente ora sorrido di me stessa ma quante lacrime ho versato! Ero diversa dalle altre e questa diversità mi faceva soffrire. Una massa scomposta di riccioli alla Shirley Temple, due occhioni enormi in una faccia da bambina, e un corpo senza ancora minime tracce di femminilità. Infagottata dentro maglioncini vaporosi fatti a maglia dalla mamma, che mi facevano sembrare una via di mezzo tra la pubblicità del Perlana e Candy Candy, mentre le mie compagne sgambettavano in minigonna atteggiandosi a piccole donne, gli occhi e le labbra truccate, i piccoli seni appena spuntati in evidenza con magliette aderenti. Le più carine uscivano con quelli del Liceo, quelli che giocavano a calcio erano i più gettonati, ma per loro era come se fossi trasparente. Meglio così, in fondo non avrei saputo cosa dirgli, mi sembravano un po' stupidi ma avrei voluto che mi notassero, così solo per non sentirmi diversa dalle altre.Stavo tutto il tempo a leggere e sognare di essere un'eroina dell'Ottocento, come Angelica la Marchesa degli Angeli, bellissima e selvaggia, volevo vivere come lei mille passioni e avventure. Sognavo cavalieri coraggiosi e romantiche dame e a volte sognavo Gigi che aveva quattordici anni ma mi sembrava già grande: cos'avrei dato perché mi guardasse come guardava le altre! Ma lui si accorgeva di me solo durante i compiti in classe quando mi lanciava occhiate languide e disperate perché glieli passassi. Poi un giorno all'improvviso mi aveva detto "Ma che occhi ... non ne ho mai visti così belli". Era l'ultimo giorno delle medie e quello era il primo complimento da parte di un ragazzo: il cuore mi scoppiava dalla contentezza. Poi non so cosa accadde ... fu l'estate dei miei quindici anni ... quell' estate il bruco diventò farfalla. All'improvviso, il mio corpo si assottigliò, spuntarono le curve del seno, dei fianchi, del sedere. Alla specchio non mi guardavo e forse non me ne sarei neppure accorta se non fosse stato per gli sguardi dei ragazzi e le loro attenzioni. Adesso cercavano in tutti i modi di farsi notare e mi corteggiavano, riempiendomi di complimenti e attenzioni. Per tutto il tempo mi sembrava così "strano" che potessero trovarmi carina..."Che gentili" pensavo, senza capire che la gentilezza degli uomini non è mai gratis. Eppure io continuavo a sentirmi come prima, goffa e fuori posto. Avrei voluto tornarmene nel mio bozzolo e rimanere lì, nascosta agli sguardi, ma poi mi dicevo che avrei dovuto abituarmi ad essere farfalla. Non mi sono mai abituata e credo che se sei bruco dentro non ti abitui mai ad avere le ali. Dentro sono rimasta quella buffa bambina infagottata in maglioncini color pastello, ma la cosa più strana è che ora mi piace quella bambina. Certo mi ha causato un sacco di problemi ... per tutta la vita, con gli uomini che ho avuto, mi sono sempre sentita piena di gratitudine perché stavano con me. Con me che non mi sentivo niente di speciale. Ero come un cagnolino randagio, che appena gli dai un po' di affetto scodinzola felice e ti rimane fedele a vita. Per quel poco di affetto davo in cambio tutta me stessa, spalancavo l'anima e lasciavo cadere ogni difesa, gli offrivo tutta me stessa e loro prendevano tutto, per poi andarsene senza neppure dire grazie. Come qualcuno che vedendo il volo di una farfalla non si accontenta di seguirlo con lo sguardo ma cerca di afferrarla e nel farlo le strappa le ali. E mentre lei cade a terra, si gira dall'altra parte e dice con noncuranza "Peccato era una farfalla così bella...." Allora non me ne rendevo conto, se solo per un istante avessi avuto consapevolezza di me e di quel che valevo, se mi fossi resa conto che stavo regalando la bellezza dell'amore a degli imbecilli, se mi fossi voluta bene solo un po'... forse mi sarei fermata in tempo. Invece no, non mi sono fermata, anzi ho accelerato i giri finché l'impatto non è stato devastante. E' stato come risvegliarsi dopo un brutto sogno senza capire dove ti trovi. Ho rischiato di perdermi, di trasformarmi in una persona che non ero io. Stavo per diventare quella che gli altri vedevano, quella che volevano che fossi: una farfalla senz'anima. Ma quella bambina-bruco che avevo per così tanto tempo tentato di cancellare ha cominciato a gridare dentro di me così forte che non ho potuto fare a meno di ascoltarla. Ho cominciato ad amarla quella bambina buffa e fuori tempo, ho cominciato a coccolarla anziché cercare di ucciderla. Senza di lei, non sarei quel che sono oggi e quel che sono mi piace. Non odio più la mia immagine allo specchio, neppure la amo... semplicemente sono io e va bene così. Mi riconosco in quel riflesso e mi sorrido, non scappo più via da me stessa. Quella diversità che mi aveva tanto fatto soffrire da adolescente ora è la mia forza. Vorrei essere ancora invisibile quando cammino, ma se gli uomini si girano non penso più che lo facciano perché sono brutta ma solo per i loro atavici scompensi ormonali. Anzi diverse volte mi sono tolta la piccola soddisfazione di entrare in un locale, camminare lentamente, e lasciarmi guardare sapendo esattamente come muovermi per farmi ammirare. Sì, l'ho fatto, anche se mi è costato fatica all'inizio, ho giocato con la mia immagine, lo stesso gioco con cui faccio queste foto, sapendo che è solo un'ironica "rivincita" sul bruco che ero, sulle mie insicurezze e sulla mia timidezza. Con la consapevolezza raggiunta che le foto sono per tutti, la mia anima è per pochi. Per quei pochi che sanno guardare oltre l'apparenza e amarmi per come sono ogni giorno. La verità? E' stata una lunga rinascita...lunga e dolorosa ma senza quel dolore non sarei quel che sono.... Sono una farfalla con l'anima da bruco ed è questo che fa la differenza con le altre farfalle ...
Ciao Roberta,
Questo testo spiega molte cose di te ma che avevo già intuito. L'innocenza del bambino è uno degli aspetti umani che ci può salvare da noi stessi ma pultroppo quasi sempre scompare in tenera età per far luce alla ben famosa rivincita dell'ego.
Ben presto ci si trasforma e s'indossano quella miriade di maschere che servono a coprire il vero io ed a compiacere la società-gregge di pecore tutte uguali.
Allora beati i diversi, beato chi si sente sempre fuori posto, beato chi non ha ancora capito chi è e cosa ha intorno, beato chi crede di vivere in un sogno ma non sa se stà sognando o è sveglio...
Nella mia vita di persone che hanno cercato qualcosa di più che l'aspetto superficiale ne ho incontrate davvero poche.
Sono come un piccolo tesoro da stringere fra le dita.
Vorrei aggiungere solo una mia poesia giovanile ( nel 1987 avevo 20 anni) in cui l'intuizione di questa condizione era chiara:
Benvenuta nel mondo dei bruchi!:
"I veri cuori"
Ho udito il vento fischiare
E con esso sfilava la bellezza
E il tempo scompariva nell’eterno…
La sfilata dei falsi viventi
Poi, coloro che scompaiono con dolore
Di fronte al nulla
Coloro che saranno puniti
In questo breve sogno, per nulla.
“Hai sentito un fremito battito
che dal cuore saliva all’universo
e piangeva di fronte all’ingiusto
e sanguinava trafitto da mille lance
Eri solo, come ogni uomo
E povero, come Gesù Cristo.”
Sono i milioni di cuori
Sconsolati in semplici stracci
Che seguono il pulsare
Dell’armonioso svolgersi dei fatti.
Luglio 1987
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Sono sempre in difficoltà nel trovare le parole per ringraziare quindi sarò breve... grazie. So che non sono sola, anche se spesso mi ci sento, ma, per fortuna, in questo mondo virtuale o reale che sia, ogni tanto qualche vero cuore si incontra a riscaldarti l'anima e farti sentire meno sola.
RispondiEliminaUn abbraccio
Roberta