Per chi si riconosce in una nuova visione del mondo: guardandolo da se stessi. Per chi vuole abitare e non distruggere la propria casa... "Ricordatevi della vostra umanità, e dimenticate il resto". If you recognize yourself in a new vision of the world, looking at it from themselves. For those who want to live and not destroy your home ... "Remember your humanity and forget the rest."
giovedì 19 dicembre 2024
Guerra e Pace
sabato 14 dicembre 2024
Una mia storia di vita (parte seconda)
Spero di non avervi lasciato con il fiato sospeso… ma non penso.
Comunque sia, ieri vi ho raccontato di come alcuni meccanismi di funzionamento della nostra parte spirituale a volte ci appaiono veramente strani… perché noi stessi ci provochiamo i problemi?
Cosa ne dite se ci pensiamo bene e facciamo una riflessione sulla domanda principale che dovremo farci, ovvero, “perché siamo qui e cosa siamo venuti a fare?”
Io non ho la risposta ma so per certo dentro me stesso che la nostra parte spirituale conosce la risposta ed anche noi, ma l’abbiamo solo scordata.
Siamo qui per fare le esperienze di vita che occorrono per una anche piccola evoluzione della nostra parte spirituale e quando perdiamo contatto con essa arrivano i segnali.
Il segnale dell’emorragia interna forse voleva dire che stavo soffrendo dentro di me ma non lo accettavo oppure facevo finta di niente senza affrontare le scelte di vita più importanti.
Quella perdita di sangue dentro il corpo rappresentava forse la perdita della propria responsabilità di prendere in mano la propria vita facendo le scelte che portano verso la felicità?
Chi lo sa ma? Ma è davvero importate sapere il perché di tutto?
Questo non credo! (come dice il famoso comico quando imita il senatore…:-))
Quello che sento io è che siamo qui soprattutto per trovare soluzioni, vivere esperienze funzionali, generare amore dentro e fuori di noi, accogliere le sfide con serenità e forza, riscoprire il benessere e la felicità dentro di noi, meravigliarci e ringraziare e benedire la bellezza, creare con la nostra visione...e tante altre bellissime cose che ognuno di noi può fare con il suo modo come tessere di un immenso e meraviglioso mosaico universale.
Ogni tanto facciamo degli errori oppure commettiamo azioni disfunzionali, provocate da pensieri spesso inconsapevoli,
ma siamo esseri umani ed anche dall'errore e dal fallimento possiamo imparare e creare qualcosa di buono.
Io come ho fatto a guarire? Ho parlato alle mie cellule pensando ad un cantiere e come se ci fossero dentro di me miliardi di piccoli operai che riparavano le perdita di sangue.
Mentre affidavo questi lavori ad un essere superiore che facesse da direttore di cantiere, io ascoltavo mantra, meditavo, leggevo, ascoltavo seminari sui più grandi guaritori nel mondo su un sito specializzato, ascoltavo musica, dormivo e sognavo… spesso con la mia compagna di vita Angela seduta di fianco a me sul letto con il suo meraviglioso sorriso ed il suo grande amore.
Queste per me sono le migliori medicine del mondo.
Quando l’anima guarisce il corpo la segue, a meno che non abbiamo scelto diversamente.
E voi cosa ne pensate?
venerdì 13 dicembre 2024
Una mia storia di vita
Una mia storia di vita
Oggi vorrei raccontarvi una storia che fa parte della mia vita.
… sarò breve…
Sono tanti anni che studio la malattia e la guarigione da un punto di vista spirituale.
Mi spiego: perché scegliamo di ammalarci, cosa significa questo messaggio?
E già arriva la prima bordata: ma come siamo noi che scegliamo di ammalarci?
Si è proprio così, te lo posso firmare col sangue, puoi crederci oppure no ma la mia conclusione è provata da fatti avvenuti a me ed ad altre persone, e non solo.
Cosa è la malattia e cosa è la guarigione? Si tratta di un processo di evoluzione che parte da una causa e produce un effetto, avviene a vari livelli: psico-fisico, emotivo e spirituale.
La malattia che intendo io non è solo il raffreddore, rompersi una gamba, il tumore ecc ma una condizione di dis-equilibrio tra la mia realtà fisica e l’intento spirituale.
Quando questa condizione viene da noi creata il nostro corpo ci invia un “messaggio” attraverso la malattia e sta a noi decifrarlo , accettarlo oppure combatterlo e reprimerlo.
Sembra semplice ma non lo è affatto, lo so, l’ho provato. Non me ne voglia chi sta leggendo e sta provando sofferenza e dolore, non voglio assolutamente sminuire questa condizione, proprio perché l’ho provata io stesso e comprendo profondamente quanto sia difficile, anche solo ammettere questa realtà.
La consapevolezza, come sempre, è il primo passo verso la guarigione. Ma occorre anche agire a proposito , accettare quello che sta succedendo e correre ai ripari.
Ognuno può scegliere il modo in cui “curarsi”, o almeno, così dovrebbe essere…
anche se ci pensiamo bene uscendo dagli schemi e dal pensiero “comune e unico” in effetti ad oggi la reazione condizionata da questo pensiero è: combatti la malattia, annullane i sintomi prima possibile, la sofferenza (associata alla paura) non deve esistere!
E qui arriviamo a me perché circa 6 anni fa io ho fatto questo “viaggio”.
Per ragioni che non sto a spiegarvi di ragione esistenziale legate alla mia professione che non coincideva con i miei valori e con i miei talenti e intenti, il mio corpo, ad un certo punto massimo di sopportazione, mi mandò un bel messaggio.
Il messaggio fu una bella e abbondante emorragia interna. Ero così debole che non riuscivo quasi a camminare e dopo aver fatto pochi scalini avevo il fiatone!
Dopo aver letto gli esiti di un esame del sangue il mio medico mi ordinò di recarmi con urgenza nel primo ospedale più vicino ed iniziò la mia avventura.
Dopo 20 giorni di quasi digiuno e circa 15 esami di tutti i tipi il primario mi firmò la dimissione dicendo che non avevano capito dove fosse l’emorragia e la causa che l’aveva provocata e neppure, ovviamente, che l’aveva fermata.
Ma io lo sapevo e se volete saperlo anche voi vi aspetto domani con la seconda parte.
sabato 7 dicembre 2024
Priorità e benessere
giovedì 14 novembre 2024
Gli animali e noi
Gli animali e noi
Noi siamo noi e gli animali sono animali, o no?
Io li vedo come qualcosa di fantasticamente perfetto, così come gli alberi, i fiori, le rocce, i cristalli, il mare, il cielo, il prato, il vento, il fuoco... (e potrei continuare per pagine e pagine).
Un falco che sorvola la montagna, un'aquila che si libra nell'aria, un branco di delfini che saltano sulle onde, un gruppo di cavalli selvaggi che corrono su una pianura, un leone che si prepara ad un salto, un grillo che salta nell'erba sono tutte immagini che (se chiudete gli occhi) vi fanno ritornare bambini, come se li vedeste per la prima volta.
Gli animali vivono il presente ed i loro bisogni sono pratici ed immediati, la schiacciante logica della loro semplicità ci lascia senza parole.
Per questo io li amo dal più profondo del cuore e non riesco più a cibarmi di loro da più di 20 anni.
Non potrei più farlo non perché mi sia imposto una regola etica bensì non riesco a fare altro, non riesco, mi viene da piangere a pensarci.
La mia vita ha un valore immenso come quella di tutti voi che mi leggete, ma anche la loro perché in fondo siamo tessere di uno stesso mosaico.
Noi "sapiens" abbiamo creato cose meravigliose e continueremo a farlo ma anche spaventose distruzioni:
anche questo ha una sua schiacciante logica,
ma non è semplice.
lunedì 11 novembre 2024
L'istante Santo
L'istante santo
Possiamo arrivare ad un livello di comprensione e sapere che supera il sapere stesso e non dobbiamo fare nulla.
Non serve andare sull'Everest o leggere una biblioteca intera, anche se può aiutare.
Mi basta essere totalmente connesso ed arrendermi a quello che mi accade, arrendermi totalmente…
praticamente non ci sono più,
non esiste più quel chiacchiericcio
e navigo in un silenzio immenso, immerso in una luce senza tempo e luogo.
Sono attimi di un istante santo.
Sono collegato alla totalità: sono allo stesso tempo figlio, fratello e padre e quel Figlio mi sta accanto così vicino che lo potrei quasi toccare
Ed ecco che mentre sorrido e mi compiaccio di questo risultato allungando la mano per farlo…
Tutto sparisce
e ritorno nel fango dov'ero prima
e non mi capacito.
Sta arrivando la tristezza ma non la mando via, la accolgo ma in un altro modo:
chiudo gli occhi,
mi ascolto nella nebbia
mi ricordo di sorridere
e la calma ritorna piano.
Grazie Spirito Santo che non mi hai abbandonato.
lunedì 4 novembre 2024
Esplorazione e connessione
Esplorazione e Connessione
Un Nuovo Spazio per la Walking Coaching
Sabato pomeriggio, ho seguito il richiamo di esplorare un nuovo angolo della mia città, Genova, alla ricerca di un luogo speciale per la walking coaching,
un posto dove immergersi nel silenzio e nella natura, lasciando indietro il rumore della città.
Il posto ideale deve essere immerso nella natura ma anche facile da raggiungere senza viaggi troppo lunghi e faticosi ed avere alcune caratteristiche peculiari che si adattano a questa particolare modalità di ascolto ed ideazione.
Ho trovato ciò che cercavo in un’antica villa appartenuta alla famiglia Doria, un gioiello nascosto tra alberi secolari e spazi aperti che sembrano sussurrare storie antiche.
Passeggiando tra i sentieri, respiravo l’aria profumata di campagna, quel profumo che sa di libertà e di rinascita, e ogni passo sembrava guidarmi verso una nuova intuizione.
L’atmosfera era calma, densa di energia, ideale per momenti di riflessione profonda e di connessione interiore.
Questo luogo, con i suoi angoli silenziosi e la sua armonia naturale, sembra perfetto per chi desidera intraprendere un percorso di crescita attraverso la walking coaching.
È un ambiente che facilita il dialogo con se stessi, dove l’anima può camminare in libertà, risvegliando pensieri nuovi e lasciando spazio alla trasformazione.
Alcuni alberi sono così alti che faticavo ad alzare il collo per vederne la cima ed il sole che filtrava dalle fronde più alte creava dei giochi di luce fantastici, che stuzzicavano la fantasia e portavano ispirazione per trovare la nostra strada maestra.
Non vedo l'ora di accogliervi qui e camminare insieme, tra questi alberi antichi e questa pace che parla al cuore.
domenica 3 novembre 2024
Il tabù della morte
Il Tabù della Morte
Il tabù della morte è un’ombra che ci segue ovunque, eppure ci illudiamo di poterla evitare, di non doverla affrontare mai davvero.
Parlarne ci sembra scomodo, ci fa sentire vulnerabili.
Non siamo abituati ad averla dietro di noi ad un passo alla nostra sinistra per tutta la vita.
Ma forse, a renderci davvero fragili non è la morte stessa, bensì la paura di ciò che non osiamo vivere.
Abbiamo imparato a temere la fine e a stringerci disperatamente alla vita senza mai abbracciarla fino in fondo.
Viviamo trattenendo il respiro, come se ogni attimo ci fosse dovuto, come se la fine fosse una minaccia e non un invito a risorgere.
La morte è la nostra più grande maestra. Come ogni ombra, anzi, come Regina delle Ombre.
Ogni giorno, con il suo sussurro silenzioso, ci spinge a chiederci: "Cosa resta quando tutto il superfluo svanisce?"
Ogni passo verso la consapevolezza ci porta a capire che la morte non è solo la fine del corpo, ma è anche lasciar andare l’ego, le paure, la colpa e i limiti auto-imposti. Abbracciare questo tabù è il primo passo verso la libertà, una porta spalancata sulla nostra vera essenza.
In molte tradizioni spirituali, come lo sciamanesimo, la morte è vista come un ponte tra i mondi, un passaggio di trasformazione e rinascita. È una sfida ad accettare l’impermanenza, a liberarci delle zavorre e a camminare nella vita come esseri autentici.
Allora, cosa sarebbe la vita senza il tabù della morte?
Forse, sarebbe più piena, più vera? Non credo perché senza una fine certa ogni bellezza diverrebbe sempre più tiepida fino a sparire nella noia… pensate se fossimo esseri che vivono millenni.
La morte, se la lasciamo parlare, ci insegna a vivere senza rimpianti, a liberarci da ciò che non ci appartiene e a trasformare ogni respiro in un atto di coraggio.
E con coraggio possiamo prendere in mano la nostra vita, liberarci dalla colpa e dare spazio all'amore più grande che ci sia.
Foto di Ricardo CL: https://lnkd.in/dG-umYD5
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